SIAMO SIMILI O SIAMO ALL’OPPOSTO? PARTE PRIMA
Alla fine, qualsiasi lavoro si faccia e qualsiasi ruolo si abbia, la cosa fondamentale è capire come funzioniamo noi e come funzionano coloro con i quali interagiamo. Come e perché ci motiviamo, ci deprimiamo, ci avviciniamo o ci allontaniamo. Per quali oscuri motivi lavoriamo bene con alcune persone e non con altre e così via. Molti di noi hanno avuto la possibilità di fare studi e frequentare corsi di ogni tipo ma la maggior parte delle volte la successiva applicazione pratica dura solo qualche giorno e poi viene accantonata in nome di “Sua Eccellenza il giornaliero” . Spesso è capitato così anche a me nonostante sia “stato costretto”, dovendoli erogare, ad approfondire e a studiarne l’applicazione pratica in settori diversi. E’ comunque innegabile che qualcosa ti rimane e qualche suggerimento fa breccia contribuendo a quel percorso di crescita personale e professionale che ognuno di noi insegue.
In particolare, di tutti i seminari ed i corsi frequentati, ce ne è uno che più mi ha colpito ed aiutato. Forse perché sufficientemente intuitivo e quindi meno complicato da utilizzare o forse perché applicabile sia alla sfera lavorativa che a quella personale. Fatto sta che mi ha aperto una serie di files con i quali sono riuscito ad interpretare modi di pensare ed agire miei e delle persone con le quali avevo a che fare (soprattutto quelle molto diverse da me). Insomma, senza esagerare con le parole, per me è stato illuminante e quindi spero che qualche piccolo accenno possa darti qualche chiave di lettura in più per leggere correttamente ciò che accade a te e intorno a te.
La base è rappresentata dai tipi psicologici di Jung, successivamente sviluppati da Jolande Jacobi, che evidenziano come ognuno di noi tenda ad utilizzare preferibilmente alcune caratteristiche piuttosto che altre. Queste caratteristiche sono state in qualche modo mappate e, senza banalizzare tutti gli studi sull’argomento, possiamo semplificare al massimo suddividendole tutte in 4 grandi gruppi. In questi casi l’errore più comune è quello di cominciare a pensare: io sono così tu sei colà e così via cercando di catalogare in modo didattico un qualcosa che non può essere inquadrato e/o contenuto in binari precostituiti. Se invece utilizzo tali teorie solo come chiavi d’interpretazione di alcuni comportamenti allora l’aiuto può essere prezioso. Ecco perché è fondamentale fare delle
PREMESSE IMPORTANTI:
- ognuno di noi possiede tutte le caratteristiche così come quando nasce possiede una
muscolatura completa. Poi a seconda del tipo di sport praticato o dello stile di vita che conduce sviluppa più un tipo di muscolatura piuttosto che l’altra. Allo stesso modo funziona per le nostre caratteristiche personali. Ci sta poi che siamo naturalmente più predisposti per alcune cose che ci vengono facili;
- non esistono 2 combinazioni identiche: ciascuno di noi è una combinazione unica di tutti e 4 i gruppi. Pensiamo ad una tavolozza di colori che mischiamo: in alcuni casi ci sarà un pò più di verde in altri più blu e così via. E’ utile sapere che circa il 50% di noi usa preferibilmente 2 di questi gruppi e circa il 30% ne usa 3;
- proprio perché possediamo tutte le caratteristiche quelle che utilizziamo in modo predominante possono variare a seconda del momento che stiamo vivendo, del contesto nel quale ci muoviamo e delle persone con le quali interagiamo.
Fatte queste dovute premesse andiamo a scoprire i 4 gruppi. Ripeto che sono solo indicazioni e che la descrizione che troverete nelle righe seguenti è forzatamente didattica. Per agevolare l’assimilazione i 4 gruppi sono contraddistinti da colori: rosso, giallo, verde e blu.
PARTE PRIMA: IL COLORE ROSSO Le persone che utilizzano preferibilmente queste caratteristiche sono estroverse ed energetiche. La loro priorità è il raggiungimento dell’obiettivo e dei risultati e la parola d’ordine è l’azione. Tendono a prestare meno attenzione alla pianificazione e di conseguenza a non prevedere gli imprevisti ma a lavorare esclusivamente sull’urgenza. A volte, la loro abilità a concentrarsi unicamente sui propri obiettivi e la loro stessa fiducia nelle proprie capacità personali può condurli ad avere una visione limitata e ciò implica una difficoltà ad anticipare i problemi e a valutare approcci alternativi. La loro determinazione e la preferenza per i ritmi alti li portano poi a soffrire i ritardi e i momenti di stasi al punto che possono diventare assillanti o preferire farsi le cose da sé nell’illusione di risparmiare tempo. Spesso questo si traduce nell’ incapacità di sviluppare il potenziale contributo altrui. Hanno un’ottima capacità di analisi della realtà e di prendere decisioni essendo estremamente rapidi nel valutare i pro ed i contro delle diverse situazioni. Questo si riflette anche sul loro modo di comunicare che è molto sintetico e diretto e spesso tendente all’autoritario. Il desiderio di potere e controllo di tutte le situazioni li porta a volte a stressare eccessivamente i propri collaboratori e a sviluppare conflitti che potrebbero essere evitati.
Possono apparire poco interessati ai sentimenti altrui o alle relazioni impersonali perché dedicano poco tempo a condividere con il resto della squadra il loro pensiero e a spiegare il perché delle loro decisioni. In questi casi se la loro leadership non è solida possono avere difficoltà ad assicurarsi l’impegno dei compagni mettendo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi.
Possono diventare molto più efficaci quando si convincono che la realizzazione di obiettivi organizzativi richiede lavoro di squadra e cooperazione e che, concedendosi il tempo di informare, sviluppare e ottenere il supporto altrui, aumenta in modo significativo l’impegno di tutti e genera risultati migliori. Devono poi imparare ad accettare che non tutti vanno alla stessa velocità e che quest’ultima non sempre è sinonimo di efficacia.
Fanno un gran fatica a interagire con chi invece preferisce lavorare attraverso la pianificazione e la metodologia e a ritmi costanti ma meno incalzanti ma questo ti sarà più chiaro leggendo la parte terza dove parleremo delle caratteristiche opposte.
Concludendo voglio ribadire come ognuno di noi, al di là delle inclinazioni naturali, può decidere se sviluppare maggiormente i suoi punti di forza o lavorare sulle aree deboli a seconda degli obiettivi che vuole raggiungere. Da questo punto di vista, lo sport ci offre innumerevoli esempi che possiamo prendere come modelli. Quello che preferisco è Pietro Mennea, un atleta che pur non avendo, almeno in partenza, la struttura fisica ideale come velocista è riuscito a raggiungere degli obiettivi incredibili sfruttando la sua determinazione e la sua forza mentale. Se vuoi, puoi rileggerti qualcosa di Pietro Mennea nella categoria Corsi e ricorsi?.