Il triangolo del manager
L’attività manageriale negli ultimi anni si è notevolmente ampliata e complicata.
Fino a non molto tempo fa, complice anche l’assenza di una scuola di livello in Italia, le competenze che si richiedevano erano relativamente limitate. Spesso, soprattutto nelle reti, venivano scelti coloro che si erano particolarmente distinti nell’attività commerciale (i c.d. “supervenditori”) ai quali fondamentalmente venivano chieste 2 cose:
1) trasferire la loro esperienza (coaching)
2) motivare e supportare i collaboratori per il raggiungimento dell’obiettivo
Oggi la situazione è radicalmente cambiata e ai manager vengono richieste molteplici competenze. L’infografica che vi ho trovato non è certamente esaustiva.
Non potendo fare contemporaneamente tutto, diventa essenziale decidere cosa fare e il relativo ordine cronologico, in base al contesto di riferimento ed al valore aggiunto che possiamo generare.
Semplice se non fosse che, in ogni momento della nostra giornata lavorativa ed in ogni decisione che prendiamo, veniamo condizionati da tutta una serie di fattori emotivi ed esperenziali che non ci permettono un’analisi oggettiva. In poche parole, tendiamo spesso a scegliere quello che ci piace di più o che ci riesce particolarmente bene (ed è anche normale).
Vi propongo allora, una sistema molto semplice, che ho elaborato negli anni, che a me ha aiutato tantissimo. Un giorno ho preso le mie attività dell’ultimo mese e ho cercato di dividerle in 3 grandi gruppi:
1) quello che mi piace fare
2) quello che so fare bene
3) quello che l’analisi oggettiva del contesto suggerisce di fare
E’ superfluo dire che i gruppi erano un pò sbilanciati. Qualche volta le cose coincidevano ma ho scoperto che, quando questo non avveniva, in molti casi avevo preferito fare quello che mi piaceva di più o mi riusciva meglio, indipendentemente dal contesto. In realtà, sarebbe stato molto più produttivo dedicare quel tempo laddove avrei potuto generare un valore aggiunto maggiore.
D’altro canto, devo confessarvi che lavorare solo su ciò che era meglio, pur essendo managerialmente corretto, incideva negativamente sulla mia motivazione.
Insomma, sono andato per tentativi e alla fine ho capito che l’unica strada percorribile e soprattutto mantenibile era un giusto equilibrio fra i 3 gruppi come un triangolo isoscele.
Sarebbe bello che i 3 gruppi coincidessero ma nella realtà questo non sempre accade; ci dobbiamo allora indirizzare verso un’approssimazione che sia, da una parte, la più vicina possibile all’ideale e, dall’altra, mi faccia stare bene.